Emette i suoi raggi a profusione ed è umida e fresca come nettare. All’interno costantemente splendente come il lampo, è il triangolo, e all’interno di questo, di nuovo, splende il Grande Vuoto che è servito in segreto da tutte le Sura. Il colore di Sahasrara è il viola brillante, il bianco puro e l’oro. Il settimo chakra è legato a ciò che sperimentiamo come mente, e specialmente alla consapevolezza che fa uso della mente. La mente è un palcoscenico per il dramma della coscienza, e può presentarci commedia o tragedia, eccitazione o noia: noi siamo il pubblico privilegiato che va a vedere lo spettacolo, sebbene a volte ci identifichiamo a tal punto con i personaggi sul palcoscenico (cioè con i nostri pensieri) da dimenticare che si tratta solo di una finzione. Osservando questo spettacolo di pensieri, la nostra mente assimila l’esperienza in un significato e costruisce i propri sistemi di pensiero, che rappresentano i programmi in base ai quali costruiamo la nostra realtà (in questo senso il chakra della corona è il chakra principale, associato alla ghiandola principale del sistema endocrino, la pituitaria). Esistono cento milioni di ricettori sensori nel corpo, e dieci trilioni di sinapsi nel sistema nervoso, la mente è centomila volte più sensibile all’ambiente interno che a quello esterno: ed è proprio da un luogo interiore che abbiamo accesso alla conoscenza. L’interiorità è un modo per accedere a una dimensione che non è localizzata nel tempo e nello spazio. Se postuliamo che ogni chakra rappresenti una dimensione di vibrazioni più piccole e più veloci, teoricamente raggiungiamo un piano, nel chakra della corona, in cui abbiamo un’onda di velocità infinita, e nessuna lunghezza d’onda, che le consente di essere ovunque nello stesso tempo. Gli stati finali di coscienza sono descritti come onnipresenti, riducendo il mondo a un sistema che non occupa dimensioni fisiche, abbiamo un’infinita capacità di immagazzinaggio dei suoi simboli. Possiamo dire che “portiamo l’intero mondo nella nostra testa”. Questo luogo è la sede della coscienza e l’origine della nostra corrente manifestante: ogni atto di creazione inizia con il concepimento, dobbiamo concepire un’idea prima di poterla mettere in pratica. Questo processo avviene nella mente, per poi scendere attraverso i chakra fino alla manifestazione: il concepimento ci fornisce lo schema e la manifestazione lo riempie di sostanza, dandogli forma. Uno schema implica un ordine, per gli induisti l’ordine è la realtà universale alla base di tutto. In realtà, se guardiamo la natura e l’universo celeste, l’apparente intelligenza di questo suo ordine così squisito è davvero sorprendente. In inglese, la parola schema (pattern) ha la stessa origine di padre. Il padre dona il seme (il DNA), l’informazione o lo schema che stimola la creazione della forma. La concezione inizia quando uno schema è adeguatamente ricevuto. Quindi è l’aspetto materno a dare sostanza allo schema (oltre a metà del DNA). La parola madre viene da “mater”, come anche materia. Per trasformare qualcosa in materia occorre che venga materializzato, manifestato, che abbia “una madre”. In questo modo, Shiva fornisce la forma o schema, mentre Shakty, madre dell’universo, dona l’energia grezza che materializza la forma. Se vogliamo sapere che aspetto ha la coscienza, il nostro mondo, sia naturale sia materiale, ne è l’espressione: la nostra città, la nostra casa e gli arredi, i nostri vestiti, la nostra libreria e i nostri armadi, anche il nostro frigorifero. La coscienza è il campo degli schemi da cui emerge la manifestazione. La coscienza superiore è la consapevolezza di un ordine più alto e più profondo, di un ordine più globale, essa è chiamata anche “Coscienza Cosmica” e si riferisce alla consapevolezza di un ordine cosmico, celestiale. Mentre i chakra inferiori sono pieni di milioni di informazioni sul mondo fisico e i suoi infiniti cicli di causa ed effetto, la coscienza cosmica attraversa la galassia e l’intero cosmo, aprendoci alla consapevolezza delle verità unificanti: è la percezione dei meta-schemi, principi organizzativi del sistema di ordine cosmico. Da questo punto discendiamo nuovamente agli ordini inferiori con un’innata comprensione della loro struttura e delle loro funzioni come sottoinsiemi di questi meta-schemi. In Sahasrara ci allontaniamo dal mondo materiale e con esso dai limiti dello spazio e del tempo, è il chakra versatile per eccellenza, può avere una portata maggiore di qualunque altro chakra, da cui il suo stato di liberazione. Il nostro pensiero è in grado di spaziare dall’Età della Pietra alle visioni future, possiamo immaginare di stare in un piccolo spazio o in una galassia, tutto in solo istante. Possiamo creare, distruggere, apprendere, tutto da un luogo che esiste dentro e non richiede movimenti o cambiamenti di fuori, perché Sahasrara è il processore principale di tutta la consapevolezza, la porta che si apre su mondi al di là e sui mondi interiori: la sua portata è così immensa che le parole non possono descriverla, può soltanto essere sperimentata.
“La Forza Universale è una Coscienza universale. È questo che scopre chi cerca. Quando avrà trovato questa corrente di coscienza dentro di sé, potrà passare a qualsiasi piano della realtà universale, a qualsiasi punto, e percepirne, comprenderne la coscienza, o addirittura intervenire, perché ovunque è la stessa corrente di coscienza con diverse modalità di vibrazione” SATPREM, SU SRI AUROBINDO
Ciascun chakra è una manifestazione di coscienza a diversi livelli della realtà, dove la terra è il più denso e il settimo chakra, il suo opposto, è la pura coscienza immanifesta, conosciuta nella filosofia yoga come ”Purusha” e qui ci poniamo la domanda: che cos’è la coscienza? A cosa serve? Come possiamo utilizzarla? Per operare la ricerca, l’informazione, la consapevolezza e il cambiamento, dobbiamo essere disposti a dialogare con la dimensione di noi che rappresenta un essere consapevole sempre presente nel mistero dell’essere: “Il Testimone”. Essere testimoni della propria consapevolezza vuol dire iniziare a scandagliare le misteriose proprietà della coscienza. Questo fenomeno è davvero miracoloso: una facoltà che abbiamo tutti, ma che non possiamo vedere, toccare, misurare o trattenere, è la realtà indelebile che ci rende vivi. La sua enorme capacità di regolare il corpo, suonare, parlare diverse lingue, fare disegni, scrivere, recitare poesie, racconti, ricordare numeri telefonici, nozioni e informazioni di varia natura, apprezzare un tramonto, un panorama, risolvere un quesito, provare piacere, amare, desiderare, agire, vedere, sentire: la facoltà della coscienza è infinita nelle sue straordinarie capacità. Volgere veramente l’attenzione su questo miracolo vuol dire entrare negli infiniti petali schiudentesi del loto e penetrare la vera sorgente del Sé. Il Sé mantiene un magazzino di ricordi, un insieme di sistemi di pensiero e la capacità di assimilare dati nuovi, integrando al tempo stesso tutte queste informazioni in un senso coerente di “significato”. Questa ricerca di significato è la forza pulsante della coscienza e la ricerca dell’unità di base dell’esperienza: se le nostre vite hanno un significato, diventano parte di una struttura più ampia. Se qualcosa non ha significato, non si collega più a niente. Il significato è il disegno che tiene tutto insieme, che ci avvicina all’unità, il significato collega l’individuale all’universale, il vero senso dello yoga. La ricerca del significato è l’impulso basilare del chakra della corona in tutte le esperienze precedenti, il “Samadhi”. La coscienza è una forza, legata al guna sattva, una forza che porta unità, ordine e organizzazione. Dalle forme di onde intrecciate nel cervello alla struttura di molecole, edifici e città, la coscienza è il principio d’ordine inerente in tutte le cose: l’esistenza stessa è un vortice di organizzazione conscia. Attingere a questo grande campo di coscienza fa sì che esso si abbassi ad avvolgere tutte le strutture esistenti e diventi informazione. Le informazioni sono le linee d’ordine percepite che costituiscono la matrice personale: l’atto stesso del pensare è il processo di seguire “linee d’ordine”. In quanto veicoli della coscienza, la nostra naturale inclinazione sta nell’esprimere quelle informazioni, nell’usarle e nel manifestarle. L’espressione finale è la forma fisica, la più limitata: a causa della sua limitazione, la coscienza, dopo essersi manifestata, desidera liberarsi dal legame fisico e ritornare alla sorgente, il non-fisico, dove può agire nella sua infinita diversità.
Così la natura della coscienza consiste tanto nel manifestare che nel liberare. È l’eterna, meravigliosa danza di Shiva e Shakti.
“Ciò che dentro di noi cerca di conoscere e di progredire non è la mente, ma qualcosa che sta dietro di essa e ne fa uso” SRI AUROBINDO
Per aprire la consapevolezza dobbiamo sapere dove va la nostra energia e la nostra attenzione, allora la possiamo espandere e accentrarne la volontà. La coscienza del chakra Sahasrara può essere descritta in due tipi: quella che discende e diventa informazione concreta, utile per la manifestazione del mondo e quella che si espande e viaggia all’esterno verso piani più astratti. La prima che rappresenta la metà inferiore del chakra della corona, la possiamo chiamare “Coscienza Cognitiva”: essa è orientata al mondo delle cose, i rapporti e il Sé, è la coscienza che pensa attivamente, ragiona, apprende e immagazzina le informazioni. La Coscienza Cognitiva richiede che la consapevolezza sia concentrata sul finito e sul particolare, ordinata e riunita in un ordine logico. Invece, la metà superiore del chakra della corona, la possiamo chiamare “Coscienza Trascendente” , appartiene a un regno al di là del mondo delle cose e dei rapporti, è la coscienza senza oggetto, senza consapevolezza o riferimento al Sé individuale, è la coscienza che fluttua in una dimensione di meta-consapevolezza, raccogliendo tutte le cose simultaneamente senza focalizzarsi su nessuna in particolare. Fluttuando lascia andare gli oggetti di coscienza, perde peso e diviene libera. La Coscienza Trascendente richiede l’apertura della consapevolezza al di là dell’informazione, è il percepire un ordine superiore, e può sembrare paradossale, ma questa ampia apertura al di là dell’attenzione ha come risultato di accrescere la portata dell’attenzione messa a fuoco, l’attenzione sul particolare e sullo specifico.
Grazie alle proprie esperienze, ciascuno di noi si costruisce una personale matrice di informazioni all’interno della propria mente e ogni informazione che riceviamo viene inserita in quella matrice, rendendola ancora più complessa, e a mano a mano che si fa più complicata, tende a riorganizzarsi periodicamente trovando livelli superiori di ordine che ne semplificano il sistema. Esperienze di piccole illuminazioni ci inseriscono nella comprensione progressiva di un tutto ancora più grande: nel nostro paradigma olografico, ogni nuova informazione permette all’immagine totale di acquistare maggiore chiarezza. Se tendiamo a rifiutare tutto ciò che non si adatta al nostro paradigma interiore attuale e non ampliamo il nostro sistema di pensiero, non possiamo distinguere la verità dalla menzogna e non possiamo organizzare la grande quantità di informazioni che riceviamo. La migliore risposta a ciò è praticare la meditazione, la cui esperienza permette alla mente di vagliare i dati informativi, di scartare le convinzioni datate e le informazioni superflue e non più necessarie per riorganizzare la matrice personale con una unità di fondo. La meditazione permette al chakra della corona di aprire ancora di più la consapevolezza, senza che si perda all’infinito, ci aiuta a mantenere il nostro centro che rappresenta la principale matrice organizzativa dell’essere. In casi di regressione di vite passate, ci sono persone che sono state in grado di ricordare fatti dimostrabili oggettivamente, come luoghi, oggetti e case mai viste, lingue straniere parlate, eventi specifici in seguito documentati: tutti questi dati implicano una qualche specie di “campo di informazione”, esistente indipendentemente da chi lo percepisce. Questo campo seppure immateriale nel mondo fisico è un fattore reale e causale: infatti i piani superiori sono spesso chiamati “Piani Causali” e sintonizzandoci possiamo accedere al suo campo di informazioni e a penetrare nel Regno della Causalità. Rupert Sheldrake ha chiamato questo fenomeno “campi morfogenetici” derivante da “morfo”, forma e da “genesi” venire a essere. La teoria dei campi morfogenetici postula che l’universo funzioni non tanto in base a leggi immutabili, ma ad “abitudini”, ossia schemi creati dalla ripetizione degli eventi nel tempo. La forma stessa di queste abitudini crea un campo in una dimensione superiore che accresce le probabilità che quello stesso evento rientri nello schema. I campi morfogenetici sono caratteristici degli oggetti e dei comportamenti, e possono spiegare buona parte di ciò che chiamiamo istinto. Il campo nasce tramite ciò che accade nel mondo tangibile, tramite la ripetizione e l’abitudine. Se desideriamo mutare coscienza, dobbiamo fare uso dei campi da cui si nasce, e cercare in essi un ordine più elevato: allora è possibile mutare la matrice e le sue manifestazioni nel mondo fisico. Questo è il processo dell’evoluzione autocosciente, resa possibile da un viaggio nella coscienza.
“Quando la coscienza è liberata dalle migliaia di vibrazioni mentali, vitali, fisiche, in cui giace sepolta, vi è gioia” SRI AUROBINDO
Il chakra della corona è il punto d’incontro tra finito e infinito, mortale e divino, temporale e senza tempo. È il passaggio attraverso il quale ci espandiamo oltre il nostro essere personale, oltre i limiti di spazio e di tempo e sperimentiamo l’unità primordiale e la beatitudine trascendente. È anche il punto in cui la coscienza divina entra nel corpo e discende, portando consapevolezza a tutti i chakra, dandoci così il mezzo di agire nel mondo che ci circonda. Queste due correnti creano la coscienza cognitiva e la coscienza trascendente e producono due stati spirituali diversi ma complementari: “lo stato trascendente e lo stato immanente”: l’unità le contiene entrambe. È l’attaccamento ai limiti a costituire un ostacolo alla nostra crescita spirituale, e proprio per questo l’attaccamento è il demone principale del chakra della corona. La qualità più caratteristica della Coscienza Trascendente è il vuoto, perciò vi possiamo entrare superando gli attaccamenti. La trascendenza ci porta oltre l’ordinario, alla vasta distesa dell’unità, non esiste separazione tra l’io e il mondo esterno, non esiste il senso del tempo, essa porta la liberazione dalle trappole dell’illusione per farci entrare in uno stato di beatitudine e libertà. La corrente discendente della coscienza, avendo alla sua origine la realizzazione divina, porta “l’immanenza”. L’immanenza è la consapevolezza del divino dentro di noi, mentre la trascendenza è la consapevolezza del divino al di fuori. L’immanenza ci porta intelligenza, illuminazione, ispirazione, radiosità, potere, connessione e infine manifestazione. La vera conoscenza di sé consiste nel capire che la trascendenza e l’immanenza sono complementari fra loro e che il mondo interiore e quello esteriore sono indissolubilmente una cosa sola. Mentre la corrente liberatoria ci porta liberazione, o “mukti”, è la corrente discendente a portarci il godimento, o “bhukti”. Arthur Avalon nel libro “Il potere del serpente” ci narra: “Uno dei principi cardine dello Shakti tantra è quello di assicurare sia la liberazione sia il godimento per mezzo della sua Sadhana. Ciò è possibile in quanto l’Io, quando gode, si identifica con l’Anima del mondo. Come il chakra Muladhara è sia l’origine della Kundalini ascendente sia il luogo in cui affondiamo le radici nel terreno, Sahasrara è l’origine di ogni manifestazione e il passaggio verso l’oltre. La trascendenza e l’immanenza non si escludono a vicenda: esse rappresentano le oscillazioni di base della corona, il punto di ingresso e quello di uscita della vita umana.
“Oh mio caro, ti auguro che la tua testa sia un guscio vuoto, in cui la tua mente possa guizzare all’infinito” ANTICO PROVERBIO SANSCRITO
Per lo sviluppo del settimo chakra non vi è maggiore attività della meditazione. È l’atto stesso attraverso cui la coscienza si manifesta, ed è essenziale per lo spirito come il cibo e il riposo lo sono per il corpo. Vi sono infinite varietà di tecniche di meditazione. Si può regolare il ritmo del respiro, intonare un mantra, visualizzare colori, forme o divinità, far risalire l’energia attraverso i chakra, visualizzare i sette colori dei chakra, camminare o muoversi con consapevolezza, ricorrere al biofeedback o fissare semplicemente il vuoto davanti a sé. Una pratica zen consiste nel concentrarsi su un’affermazione paradossale, chiamata “koan”, che de-intellettualizza la mente con la sua mancanza di logica. Un koan tipico: qual’è il suono prodotto dal battito di una sola mano? Oppure: qual’era il tuo volto prima che tu nascessi? Queste domande hanno solo lo scopo di abbattere le barriere del normale e logico modo di pensare, per raggiungere la percezione di qualcosa di nuovo. Per essere utili, tutte queste forme devono avere una cosa in comune: devono favorire, calmare e armonizzare gli aspetti vibrazionali della mente e del corpo, liberando la mente dalla sua confusione abituale. La mente e i pensieri necessitano di pulizia, la meditazione è tanto un mezzo quanto un fine. Poiché il chakra della corona esiste in una dimensione di “interiorità”, la meditazione è la chiave per quel mondo interiore, per suo tramite possiamo sistematicamente armonizzarci con il mondo esterno e coltivare la sensibilità a quello interiore. Attraverso questa sensibilità possiamo penetrare il punto di singolarità che connette tutte le cose. Noi siamo il vortice di tutto ciò che sperimentiamo. Al centro di questo vortice sta la comprensione. Armonizzando il corpo, il respiro, le emozioni e i pensieri, possiamo allineare i chakra e percepire l’essenza unificante della creazione. Si tratta di un allineamento interiore di energie archetipiche, di un allineamento spirituale con l’unità sottostante che abbiamo imparato a scoprire in ciascuna chakra. Vari studi hanno confermato che meditare regolarmente sviluppa nel soggetto una maggiore quantità di onde alfa, (caratteristiche di uno stato mentale rilassato) e queste aumentano in ampiezza. Ciò contribuisce a sincronizzare l’emisfero sinistro e l’emisfero destro del cervello, formando così le onde teta (che indicano uno stato più profondo dell’alfa), nelle persone esperte di meditazione, le onde alfa sono frequenti nello stato di veglia e con maggiore ampiezza, mentre le onde teta che in questi soggetti sono prevalenti durante la meditazione, compaiono anche durante lo stato di veglia. È interessante osservare che mentre chi medita entra in uno stato di profondo riposo, l’attenzione e la consapevolezza aumentano invece di calare. Un migliore coordinamento fra i due emisferi può anche portare a una maggiore capacità cognitiva e percettiva, è noto che meditare regolarmente apporta immensi e duraturi benefici al corpo fisico, ai corpi emozionale e mentale e al corpo spirituale.
“Il Nirvana nella mia coscienza liberata risultò essere l’inizio della mia realizzazione, un primo passo verso la cosa completa, non il solo raggiungimento possibile o addirittura un finale culminante” SRI AUROBINDO
L’illuminazione è un processo. Un processo è qualcosa che si diventa, essa è inseparabile dal soggetto che la cerca, la cui comprensione significa che non è mai andata perduta. Mentre per la maggior parte della gente l’illuminazione è uno stato in cui si conoscono tutte le risposte, la si potrebbe considerare anche come un arrivare finalmente a formulare le domande giuste. Sperimentando l’al di là, possiamo solo rimanere con una sensazione di rispetto e di stupore. Le risposte possono essere cose, ma il processo consiste nelle domande. In termini di chakra, l’illuminazione ha luogo quando la strada attraverso tutto il sistema dei chakra è completa. È qualcosa di più che aprire il chakra della corona, o qualunque altro chakra lungo la Sushumna. È l’esperienza della connessione di tutte le cose e l’integrazione dell’esperienza con il Sé, e ciò può avvenire solo se il Sé è completo. È il processo del divenire. Così arriviamo alla fine e scopriamo che si tratta soltanto di un altro inizio. Ma per qual altra ragione esiste la fine?
Nell’alimentazione per il chakra Sahasrara (anche per il chakra sei, Ajna) è più difficile raccomandare cibi più elevati perché non sono legati a processi corporei, ma bensì a stati mentali. Si sa che certe sostanze che alterano la mente, come la marijuana o gli allucinogeni, influenzano e colpiscono questi centri, a volte in maniera benefica, a volte no e possono risultare addirittura pericolosi. Il digiuno graduale, soprattutto disintossicante, fino alla completa privazione di alimenti solidi, sotto controllo medico o terapeutico ha maggiore importanza nei chakra superiori. Il corpo funziona con l’energia, non con il cibo. Benché buona parte di questa energia si ottenga dal cibo, scopriremo che l’energia proveniente da altri chakra, come l’amore, la pace, l’armonia, la creatività, il potere equilibrato o i più elevati stati di coscienza, di conoscenza e di beatitudine, diminuisce spesso la nostra necessità di cibo.
Il diritto fondamentale del chakra della corona è il diritto di conoscere, il cui verbo corrispondente è “Io So, Io Sono”.