Col divenire più sottili e mentali entriamo in una dimensione transpersonale, ossia che trascende i limiti del tempo e dello spazio. Il colore corrispondente ad Ajna è l’indaco, una fusione di sfumatura tra il blu e il viola, l’elemento corrispondente è la “luce”, ciò che siamo in grado di vedere dipende dall’apertura e dallo sviluppo di questo chakra, ma anche dall’acutezza della normale capacità visiva, entrambe sono proprie di coloro che osservano attentamente il mondo fisico, di coloro che vedono l’aura, che vedono i chakra e i suoi colori, che sono abili a eventi precognitivi ed eventi di vista remota, ossia rispettivamente vedere in altri tempi e in altri luoghi. Sappiamo che ciascun chakra corrisponde a una ghiandola, Ajna è correlato alla “ghiandola pineale”: una piccola ghiandola all’incirca di mm 6 x 10, a forma di cono, situata nel centro geometrico della testa, all’incirca a livello degli occhi. La ghiandola pineale, spesso definita “la sede dell’anima”, agisce da misuratrice luminosa per il corpo, e traduce le variazioni di luce in messaggi ormonali trasmessi all’organismo attraverso il sistema nervoso autonomo. La ghiandola pineale raggiunge il massimo dello sviluppo all’età di sette anni e si ritiene che influenzi la maturazione delle ghiandole sessuali, ha effetti tranquillizzanti sul sistema nervoso, si trova appena sopra la ghiandola pituitaria. C’è chi mette in relazione la ghiandola pineale con il settimo chakra e la pituitaria con il sesto, ma essendo la pituitaria la ghiandola principale che governa tutte le altre ghiandole, è chiaro che questo la colleghi al chakra principale della corona, mentre la pineale essendo un organo fotosensibile è correlata al sesto chakra.
Ci sono espressioni di pensatori che ritengono che l’atrofia della ghiandola pineale porti immaturità della nostra cultura a livello del sesto chakra, il quale avendo una funzione mistica, fa presupporre che sia dormiente per lo sviluppo completo di una società in relazione al risveglio spirituale e di conseguenza anche culturale. La melatonina (chimicamente N-acetil 5-metossitriptammina) è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale (o epifisi),agisce sull’ipotalamo e ha la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia. Segue il ritmo circadiano, termine coniato da Franz Halberg, viene dal latino “circa diem” e significa appunto “intorno al giorno”, quindi un ritmo caratterizzato da un periodo di circa 24 ore. Oltre che negli esseri umani, essa è prodotta anche da altre specie di animali, piante (fitomelatonina) e microorganismi, La melatonina viene sintetizzata in assenza di luce dalla ghiandola pineale poco dopo la comparsa dell’oscurità, le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all’approssimarsi del mattino. L’esposizione alla luce (soprattutto alla lunghezza d’onda blu tra 460 e 480 nm) inibisce la produzione della melatonina in misura dose-dipendente. La melatonina, come sonnifero, accresce l’attività onirica, dimostrando così di avere qualche influenza sulla visione interiore, essa può trasformarsi in un composto detto “10-metossiarmalano”, un potenziale allucinogeno naturale.
Nell’alimentazione per il chakra Ajna ( anche per il chakra sette, Sahasrara) è più difficile raccomandare cibi più elevati perché non sono legati a processi corporei, ma bensì a stati mentali. Si sa che certe sostanze che alterano la mente, come la marijuana o gli allucinogeni, influenzano e colpiscono questi centri, a volte in maniera benefica, a volte no e possono risultare addirittura pericolosi. Il digiuno graduale, soprattutto disintossicante, fino alla completa privazione di alimenti solidi, sotto controllo medico o terapeutico ha maggiore importanza nei chakra superiori. Il corpo funziona con l’energia, non con il cibo. Benché buona parte di questa energia si ottenga dal cibo, scopriremo che l’energia proveniente da altri chakra, come l’amore, la pace, l’armonia, la creatività, il potere equilibrato o i più elevati stati di coscienza, diminuisce spesso la nostra necessità di cibo.
Il diritto fondamentale del chakra della luce è il diritto di vedere, il cui verbo corrispondente è “Io Vedo”.
“Se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce” MATTEO 6, 22
In Ajna incontriamo una vibrazione più rapida e più elevata di quella del suono, anche se di un carattere diverso, infatti nel sesto chakra abbracciamo la parte dello spettro elettromagnetico che percepiamo come luce visibile, e la luce è un energia vibrazionale molto più sottile del suono. La luce è la forma direttamente percepibile dalla coscienza, si può dire che è la voce degli atomi e delle molecole, mentre il suono è la voce di strutture più larghe. La luce viaggia più velocemente di tutti gli elementi finora affrontati: il vento può raggiungere i 300 km l’ora, il suono anche 1150 km l’ora, ma la luce viaggia a 300.000 km al secondo e rappresenta la maggiore velocità mai raggiunta dai fenomeni materiali conosciuti. Nel sesto chakra usciamo dai limiti fisici del tempo e dello spazio, se in Visuddha si trascende la distanza, in Ajna si trascende il tempo. Per esempio possiamo vedere una stella in cielo, distante migliaia di anni luce, che magari è già diventata una supernova ed è già scomparsa, ma la luce di quel fenomeno non ha ancora raggiunto i nostri occhi. Nella dimensione quasi non-fisica della luce, la quantità di luce è molto meno importante della qualità e la qualità dipende dalla frequenza che noi sperimentiamo come colore. Il colore di Ajna è l’indaco, la cui frequenza è molto elevata.Il colore è prodotto da variazioni nelle lunghezze d’onda della luce: i colori “più caldi” – come i rossi, gli arancioni e i gialli – hanno una frequenza inferiore dei colori “più freschi”, come il verde, il blu e il viola e perciò hanno meno energia ( i termini caldo e freddo non dicono molto in merito all’effettiva energia della luce). Il colore porta ben definiti effetti psicologici: il rosso, che stimola fisiologicamente il cuore e il sistema nervoso, è inoltre associato a concetti aggressivi, rabbia, sangue, inizio delle cose; il blu e il verde invece sono associati alla pace e alla tranquillità, effetti riscontrabili nella maggior parte delle persone. Possiamo certamente affermare che il colore essendo un’ottava alta di manifestazione materiale è stato usato in terapie con notevole chiaro successo, la cromoterapia è un’arte di grande beneficio che offre risultati accurati con effetti guaritivi. Abbiamo visto che le malattie hanno inizio a un livello sottile, nel corpo astrale, quindi ciò fa presumere che possono essere curate a un livello sottile utilizzando anche il colore in congiunzione alla visualizzazione positiva. Lo spettro dei colori nel sistema dei chakra:
Chakra Muladhara: Rosso
Chakra Swadhisthana: Arancione
Chakra Manipura: Giallo
Chakra Anahata: Verde
Chakra Visuddha: Azzurro/Blu
Chakra Ajna: Indaco
Chakra Sahasrara: Viola/Bianco/Oro
“Il colore, come i tratti, segue il variare delle emozioni” PABLO PICASSO
Immergendosi nello spettro vibrazionale del proprio sistema dei sette piani dei chakra possiamo scoprire molto su di noi e sulla vita facente parte di noi, ad esempio esaminando i colori con cui tendiamo a circondarci, come per l’abbigliamento e l’arredamento della casa, i colori che usiamo per preparare i nostri pasti e che mangiamo maggiormente nella quotidiana cromo cucina. I colori si possono usare come strumenti meditativi o mnemonici, si possono utilizzare colori nella visualizzazione per un’autoguarigione, se visualizziamo assenze di certi colori nella nostra aura, possiamo integrarli sia con le visualizzazioni sia con l’utilizzo di quel colore nella nostra vita in modo chiaramente manifesto come per esempio gli abiti, sia indossando una pietra preziosa corrispondente al colore mancante o più debole. E’ interessante valutare questa domanda: è una semplice coincidenza il fatto che i monaci, dopo aver fatto il voto del celibato, indossino toniche color zafferano (o arancione di varie sfumature), equilibrando l’energia del secondo chakra a cui hanno rinunciato?
La teoria olografica * “Nel cielo di Indra, si dice che vi sia una ramificazione di perle disposte in modo che, se ne guardate una, vi vedrete tutte le altre riflesse. Nello stesso modo, ciascun oggetto del mondo non è semplicemente se stesso, ma comporta ogni altro oggetto e in realtà è ogni altro oggetto” SUTRA INDUISTA
Un ologramma è un’immagine tridimensionale formata da due raggi laser che si intersecano. La teoria del neuroscienziato Karl Pribam, relativo al modello della mente come ologramma, afferma che il cervello stesso funziona come un ologramma, attraverso l’interpretazione costante degli schemi di interferenza tra le onde cerebrali, dove la memoria è immagazzinata in maniera onnipresente in tutto il cervello e il cervello può immagazzinare infiniti strati di memorie. Ciò è sostanzialmente diverso dai modelli cerebrali precedenti, in cui ogni singola informazione era conservata in un luogo particolare. Questa teoria ha prodotto “lo spostamento di paradigma” nello studio della coscienza e questo modello sembra particolarmente rilevante per la comprensione del chakra Ajna. La nostra percezione del mondo circostante sembra una ricostruzione di un ologramma neurale all’interno del cervello: ciò si applica al linguaggio, al pensiero, e a tutti i sensi oltre che alla percezione dell’informazione visiva. La mente non è localizzata in un posto: ciò che abbiamo è un macchinario simile a un olografo che produce immagini, che noi percepiamo come esistenti da qualche parte all’esterno del macchinario. Poiché questo modello ha accesso a tutte le informazioni contenute nel cervello, anche quelle di altre dimensioni, può spiegare molte cose al di là delle normali funzioni della memoria e della percezione, come la visione a distanza, la chiaroveggenza, le visioni mistiche e la precognizione. Inoltre il fisico David Bohm ha descritto un modello che suggerisce che l’universo stesso possa essere una specie di ologramma, ed ha utilizzato il termine “Oloflusso”, in quanto l’universo è in pieno movimento e in costante cambiamento. Il cervello stesso è parte di un più grande ologramma e perciò contiene informazioni sull’insieme. Come percepiamo il mondo in modo olografico, così il mondo stesso può essere un più ampio ologramma in cui siamo soltanto piccoli pezzi, ma in quanto pezzi, ciascuno di noi riflette l’insieme. Dentro di noi esiste una struttura che comprende energie al di sopra e al di là del mondo esterno. Questa struttura interna non influenza forse, a sua volta, il mondo esterno? La costruzione degli ologrammi mentali può essere proiettata all’esterno per prendere forma sui piani materiali?
Karl Pribam pensa di sì e afferma in modo pratico: “Non soltanto costruiamo le nostre percezioni del mondo, ma andiamo fuori e costruiamo quelle percezioni NEL mondo. Costruiamo tavoli e biciclette e strumenti musicali perché siamo in grado di pensarli”. E’ questo principio che meglio illustra le capacità del chakra Ajna - percepire e comandare - e la ricezione è la proiezione psichica delle immagini con il mondo esterno.
Gran parte della memoria e dei processi di pensiero sono codificati in base all’informazione visiva, che varia da soggetto a soggetto, ma rappresenta un livello di importanza fondamentale della coscienza. Non sono realmente i nostri occhi a vedere, ma la mente: gli occhi sono semplicemente una lente focale per trascrivere l’informazione dal mondo esterno a quello interno. Il cervello non riceve effettivamente i fotoni di luce, ma codifica soltanto gli impulsi elettrici. E’ compito di mente/cervello interpretare gli impulsi elettrici che viaggiano lungo i nervi ottici traducendoli in disegni significanti. Questa è una capacità appresa. Noi non percepiamo la materia, ma la luce: se guardiamo degli oggetti, ciò che realmente vediamo è la luce riflessa da questi oggetti, ossia vediamo ciò che non sono, vediamo gli spazi tra loro, gli spazi circostanti, ma non gli oggetti effettivi. Se per esempio vediamo rosso, allora l’oggetto assorbe tutti i colori tranne la luce rossa. Il nostro mondo, così materialmente orientato, è sperimentato in una dimensione di spazio vuoto.
“Per vedere dovete smettere di stare nel mezzo dell’immagine. SRI AUROBINDO”
L’aspetto più significativo della coscienza a livello del sesto chakra è il suo profondo grado di psichismo: mentre la percezione psichica non è sempre visiva, come nella chiarudienza (del quinto chakra) o nella chiarosensibilità (secondo chakra), la mancanza di tempo della chiaroveggenza le permette di avere una portata più ampia rispetto a tutte le capacità psichiche affrontate fino a ora. Il termine chiaroveggenza significa “vedere chiaro”, ossia vedere ciò che non è confuso con il mondo degli oggetti materiali, dobbiamo guardare gli spazi “chiari”, ossia i campi di energia, non gli oggetti, guardare i rapporti, non le cose, vedere il mondo nel suo insieme e indirizzare la nostra mente direttamente e chiaramente verso l’informazione desiderata. “Vedere” implica una percezione molto più profonda che guardare, guardare è l’attività del vedere, mentre la vista stessa è l’interiorizzazione dell’immagine nella comprensione, per esempio si può vedere l’uovo luminoso che circonda il corpo degli esseri umani, la ragnatela di energie interpenetrantesi che chiamiamo “aura”. Con gli occhi della mente si può vedere ciò che desideriamo, i nostri ricordi sono olografici: si può ricordare nei minimi dettagli la nostra prima automobile, si può ricordare i dettagli di un volto di una persona cara, per esempio si può anche creare un’immagine vivida di un auto che abbiamo il desiderio di avere, il colore, la marca, la tappezzeria e quell’auto può non esistere, ma il processo di visualizzazione è chiamato “immaginazione” e può essere reale quanto il ricordo o anche di più. Se però in qualche modo riceviamo quell’auto, allora la visualizzazione è “precognitiva”, una forma di chiaroveggenza. La differenza sta nel risultato, ma il processo è il medesimo: attraverso lo sviluppo della visualizzazione e dell’immaginazione, simultaneamente sviluppiamo la chiaroveggenza. La chiaroveggenza è un processo di visualizzazione specifica: la mente usa un raggio di riferimento da essa stessa creato sotto forma di domanda per ritrovare dati precedentemente sconosciuti nella banca della memoria olografica. Si può osservare la zona del chakra del cuore di un amico ponendo una domanda specifica a cui occorre dare una risposta, ad esempio qualcosa che riguardi la sua salute o i suoi rapporti con gli altri. Quella domanda diventa il raggio di riferimento che “illumina” quella informazione particolare nello schema olografico. Nel chakra Ajna trascendiamo il tempo: le informazioni accessibili non devono riguardare solo ciò che è avvenuto in passato, si possono ottenere anche informazioni dal futuro, quindi produciamo attivamente il raggio di riferimento che darà origine all’immagine, invece di attendere il momento futuro in cui la circostanza lo produrrà. Nello sviluppo del sesto chakra, è importante sentirci autorizzati ad attivare e ricevere informazioni nuove e anche cercarle, per vedere qualcosa bisogna sapere come e dove guardare. Avere accesso alla memoria è questione di trovare il codice giusto, il giusto raggio di riferimento per riportare in vita l’immagine ologafica, come un computer contiene dati accessibili soltanto con l’ordine corretto, così avviene per le immagini mentali. Lo sviluppo della chiaroveggenza dipende dallo sviluppo dello schermo visivo e dalla creazione di un sistema con cui accedere alle informazioni. Lo sviluppo della visualizzazione è la capacità di riportare alla mente, di creare e di proiettare le immagini sullo schermo mentale: una volta fatto questo, vedere dipende largamente dalla capacità di porre le domande giuste. Con la pratica, la pazienza, la meditazione, la visualizzazione, il training della consapevolezza interiore, con una mente aperta e quieta possiamo vedere i movimenti sottili dei regni eterici e possiamo anche sviluppare la nostra capacità di percepire la sottile differenza tra l’informazione richiesta e le innumerevoli altre possibilità dell’insieme.